Riconoscere la sindrome dell’occhio secco
La sindrome dell’occhio secco è una delle patologie oculari croniche più comuni. La sua incidenza varia da circa il 5% a oltre il 50% e si prevede che il numero di pazienti possa aumentare con il progressivo invecchiamento della popolazione.
Si tratta di una condizione patologica multifattoriale, che colpisce la superficie oculare e provoca disagio, disturbi visivi e instabilità del film lacrimale, con potenziale danno alla superficie oculare. È accompagnata da un aumento dell’osmolarità del film lacrimale e da un’infiammazione della superficie oculare.
La sindrome dell’occhio secco viene classificata, in base alle cause, in due forme principali: l’occhio secco evaporativo e l’occhio secco da iposecrezione (carenza acquosa). L’occhio secco evaporativo è associato alla presenza di un insufficiente strato lipidico oleoso che ricopre il film lacrimale. Invece, l’occhio secco con carenza acquosa è un disturbo in cui le ghiandole lacrimali non riescono a produrre lacrime con una quantità sufficiente di componente acquosa.
I sintomi della sindrome dell’occhio secco includono irritazione, granulosità, bruciore, dolore, lacrimazione e disturbi visivi che generalmente colpiscono entrambi gli occhi.
Per diagnosticare la sindrome dell’occhio secco è necessaria una diagnosi differenziale, per escludere condizioni che hanno segni o sintomi simili, come congiuntivite, malattie oculari infettive, cheratiti, anomalie corneali, malattie del tessuto connettivo.
E’ quindi necessario rivolgersi sempre al proprio medico oculista che grazie a domande specifiche poste al paziente e all‘esecuzione di test approfonditi può confermare la diagnosi di occhio secco con l’impiego di attrezzature come la lampada a fessura, la misura del volume lacrimale, l’impiego di coloranti oftalmici per esaminare la cornea e il test dell’osmolarità.